Infrastruttura IT

Monitorare l’infrastruttura IT è un’operazione sempre più complessa. Per questo, dopo la gestione e l’automazione, un nuovo termine si affaccia nel mondo dei sistemi informativi: orchestrazione. Vediamo cosa vuol dire e perché è importante.

Com’è cambiata l’Infrastruttura IT

Per decenni i CED aziendali sono rimasti fondamentalmente uguali a sé stessi, salvo gli incrementi di potenza di calcolo e di capacità di storage. Negli ultimi anni, invece, si è innescata un’evoluzione tecnologica rapidissima, costituita da nuovi tipi di workload che richiedono l’adozione di paradigmi evoluti (hybrid cloud), architetture innovative (iperconvergenza) e sistemi di sicurezza particolarmente avanzati, il tutto in ambiente spesso multi-vendor. Se, a seguito della nuova organizzazione del lavoro, consideriamo l’aumento degli accessi dai più svariati tipi di client esterni e, magari, la connessione con i sistemi di produzione per condurre analisi statistiche basate su algoritmi di AI e machine learning, emerge che i CED sono sempre più complessi da gestire. Questa complessità non ha risparmiato nemmeno le PMI che, magari, hanno adottato il cloud per i nuovi carichi di lavoro, manutenuto il gestionale on-premise e aggiunto – solo di recente – la virtualizzazione per consentire agli impiegati di operare in Smart Working. Per questo, da qualche anno, si è cominciato a diffondere una nuova categoria di software dedicato al monitoraggio, al controllo degli accessi e, in generale, a verificare che tutti gli elementi che compongono l’infrastruttura IT eseguano il loro lavoro in modo regolare. Non solo: si sono cominciate a diffondere soluzioni capaci di aiutare il personale nella gestione del CED e automatizzare determinate procedure ripetitive. La prima ragione che porta all’adozione di questi software è che il personale informatico sta diventando sempre più difficile da reperire, quindi bisogna evitare di tenere occupati i propri tecnici con operazioni ripetitive e tediose assegnandoli ad attività a maggiore valore aggiunto.

Dall’automazione all’orchestrazione dell’infrastruttura IT

Automatizzare, dunque, è un concetto che si sta facendo largo da qualche tempo. Ma cosa significa passare dall’automatizzazione all’orchestrazione? La spiegazione è più filosofica che tecnologica. Si parla di orchestrazione dei sistemi quando si utilizzano piattaforme software capaci di gestire, automatizzare e coordinare più sottosistemi, più workload indipendenti, aggregando il tutto verso un unico fine – che tipicamente consiste nell’ottimizzare le risorse. Ovvero, si può impostare un sistema di orchestrazione affinché le applicazioni girino con le performance richieste, minimizzando però le risorse impiegate per farlo; o viceversa, perché sfrutti la quantità di risorse rese disponibili per ottenere le massime prestazioni possibili dai carichi di lavoro.

Semplificando al massimo potremmo dire che, mentre nell’automazione ci occupiamo di far funzionare da solo un singolo processo, con l’orchestrazione facciamo marciare all’unisono una combinazione di processi appartenenti ad un workflow – o magari a più workflow, tutti assegnati allo stesso sistema informativo. È abbastanza evidente che si tratta, di fatto, di tecnologie che trovano la loro migliore applicazione nell’ambito di sistemi informativi complessi e, ancor di più, in situazioni in cui le risorse o la spesa sono contingentate. Un caso tipico sono i sistemi erogati “as a service”, i “pay-per-use” e, in generale, tutti quelli dove si deve fare provisioning su workload con andamenti difficilmente prevedibili.

Pro e contro

I moderni sistemi di orchestrazione presentano molti vantaggi. Per esempio, permettono agli addetti del CED di allocare, gestire e coordinare nel migliore dei modi sistemi hardware composti da decine di server, middleware e servizi con carichi di lavoro interconnessi e altre situazioni molto difficili da gestire manualmente, a meno di disporre di una quantità sproporzionata di addetti.

La disponibilità di software di questo tipo è inoltre molto vasta: si va da semplici sistemi di scripting per il deployment dei workload fino a soluzioni sofisticate (es. Kubernetes), oppure altri tool specializzati per orchestrare soluzioni in cloud. Difficile non trovare il sistema giusto per le esigenze del proprio sistema informativo, indipendentemente dalle sue dimensioni.

A sfavore dell’adozione di questi sistemi gioca invece il fatto che la loro introduzione sia decisamente recente, per cui si sente una certa mancanza di know-how sull’argomento. In particolare, a volte sembra ancora di percepire una certa diffidenza verso questi tool per il fatto che, in diversi casi, un sistema informativo può funzionare benissimo anche senza usare strumenti di orchestrazione. Adottarne uno presenta costi non indifferenti, non tanto per il tool in sé quanto per l’adattamento di tutto il sistema informativo al funzionamento orchestrato.

Si tratta della classica valutazione “costi vs. benefici”: di certo gli addetti ai CED trarrebbero vantaggio dal disporre di un modello di questo tipo. Un sistema orchestrato, infatti, gestisce praticamente da solo il day by day, tutte le operazioni ripetitive (dai backup al controllo delle risorse eccetera) e lascia agli addetti il tempo per dedicarsi ad attività più strategiche e in generale a cose che, da sole, le macchine ancora non possono fare. Inoltre, non bisogna dimenticare che anche l’attività di orchestrazione del sistema informativo può essere data in outsourcing ad un MSP, Managed Service Provider che sarà in grado di fornirla come servizio, sollevando completamente da ogni incombenza ripetitiva il personale del CED e fornendo nel contempo un servizio garantito da policy e con un Service Level Agreement (SLA) concordato fra le parti, tale da assicurare un funzionamento senza intoppi e consentire all’IT manager una vita meno stressante.